Casa Castelir

Casa Castelir, Natura Storia e Arte:

Casa Castelir, a Rugolet di Sarmede, alle falde del Cansiglio con una splendida vista panoramica sulla pianura veneto-friulana, è un ambiente ideale per chi ama scoprire il fascino di una natura ancora incontaminata, oltre alle frequenti attrattive di carattere storico ed artistico.

Già il toponimo Col Castelir (m. 561 s.l.m.) ai piedi del quale è ubicata, richiama alla importanza del sito quale fulcro territoriale di attività e di culture dalla prevalente componente agricolo-fertile, che affondano le loro radici nelle epoche più remote (per intenderci ai tempi dei celti e dei paleoveneti), testimoniate da reperti di notevole interesse archeologico, quali bronzetti itifallici e laminette votive ora custodite nel Museo del Cenedese di Vittorio Veneto.

Da questi luoghi, in età medievale, la potente famiglia Da Montanara, detta poi Da Camino, ha mosso le proprie fortune permettendo ad alcuni esponenti illustri di diventare, nel periodo di maggiore splendore, vicari imperiali, signori di Treviso e capitani di Belluno, Feltre e Cadore.

Nelle loro mire espansionistiche i Caminesi, che si erano già attestati nel castello di Cordignano, incontrarono antagonisti d’eccezione quali il vescovo-conte di Ceneda ad ovest, e ad est il patriarca di Aquileia, ben protetto dal castello di Caneva.

Fu il patriarca Bertrando a decretarne la fine battendo il 30 luglio 1335 nella piana dei Camilli, presso Sacile, l’esercito di Rizzardo Novello da Camino che, a seguito delle ferite riportate in battaglia, morirà il 3 settembre successivo senza lasciare eredi maschi.

Proprio per consentire ai propri ospiti di rivivere tale atmosfera antica ricca di fascino, la famiglia Da Ros ha chiamato il pittore Gabriele Cattarin, noto ed apprezzato negli ambienti artistici per le sue capità di illustratore di fatti e personaggi storici, per decorare Casa Castelir con alcuni tra gli aspetti più significativi che hanno caratterizzato la vita e la storia dell’illustre casata caminese.

L’esterno di Casa Castelir:

Sulla parete ovest, all’esterno dell’edificio, l’attenzione del visitatore è attratta dallo sfarzo dei una giostra medievale, in cui si scontrano il Rizzardo Novello da Camino, in groppa ad un cavallo bardato di rosso, ed un cavaliere che, dai gigli del Re di Francia che decorano la bardatura, si fa riconoscere per il campione del potente patriarca di Aquileia Bertrando di Saint Geniés, di origine francese.

La posta in gioco era nientemeno che Verde della Scala, figlia di Alboino e nipote di Cangrande, la leggiadra fanciulla che compare in piedi sulla tribuna all’estrema destra della scena, in atto di porgere una rosa come pegno d’amore nei riguardi del vincitore che la impalmerà.

Spettatori d’eccezione, in un assolato paesaggio all’aperto fatto di amene colline punteggiate di castelli, due figure regali, il padre Gueellone e la madre, seduti al centro di un palco parato a festa con sontuosi drappi tra cui spicca lo stemma caminese appeso bene in vista sopra le loro teste. Fa corteggio una leziosa teoria di dame e cavalieri, tutti in trepida attesa per l’esito della sfida che dovrà arridere naturalmente all’eroe caminese.

Interessante la decorazione del camino, a partire, al vertice, dalla raffigurazione del sole e della luna, per continuare con una meridiana a Tempo Vero Locale, con i relativi segni zodiacali, seguita da una mdonna col bambina desunta dalle celebri immagini di Štěpán Zavřel (che aveva fissato la propria dimora alle falde del Col Castelir), per finire con lo stemma dei proprietari costituito da un leone rampante su fondo azzurro, simbolo di Eros e Thanatos, di vita e di morte.

L’interno di Casa Castelir:

Entrando in casa, l’invito alla vita attiva e contemplativa è rappresentato dalle allegorie della letteratura, a destra dell’ingresso, e della pittura a sinistra, nelle sembianze di due graziose donzelle reggenti rispettivamente il libro con il racconto de “il ponte dei bambini“, del citato illustratore boemo Štěpán Zavřel, e la tavolozza con i pennelli.

Nella stanza accanto ci accolgono unbispo menestrello, intento a suonare uno strumento a percussione, ed una bambina coronata di rose che, scostando una tenda, invita a guardare le scene seguenti: due menestrelli, seduti sull’uscio con trombette e mandolino, mentre un terzo fa capolino suonando il flauto, ed un pittore intento a ritrarre la modella nello sfondo di un paesaggio lussureggiante.

Sulla parete nord, un bambino affacciato al davanzale, osserva incantato;
Lungo la scala, oltre una libreria, sormontata dal busto di Esopo, sale una dama reggendo tra le mani un libro di leggende, fiabe e racconti popolari del Triveneto, che sta per leggere ad un bambino che le va incontro impaziente di entrare in questo mondo fantastico;
In cima alla scala una bambina solleva entusiasta il racconto di Štěpán Zavřel in dialetto friulano “Che del Sal e de l’Oru” (la storia del sale e dell’oro), affidato al vento assieme all’altri racconto de “le api che sparivano”, che vola in altro come gli uccelli nel cielo azzurro e soleggiato dei sogni e delle fantasie giovanili.
All’entrata della stanza da bagno, la rievocazione della navigazione sul mare avviene sotto la protezione del dio Nettuno, nelle sembianze questa volta di una sirenetta.

Alla esaltazione di simile “vita fantastica” segue, nella sala contigua, quella della “creatività” annunciata da tre farfalle sotto forma di penne e pennelli, luogo privilegiato di incontro e di elaborazione per coloro che hanno a cuore l’illustrazione per l’infanzia, in una singolare forma di connubio dell’arte con la storia e la natura.


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